LACITTA' DEL FUTURO

LACITTA' DEL FUTURO

Proviamo ad immaginare una comunità democratica del terzo millennio così come il più grande architetto del XX sec Frank Lloyd Wright nel 1934 aveva tentato di fare descrivendo Broadacre City

progetto per una “libera città”.

Più che città Broadacre City deve considerarsi un modo di urbanizzazione: la città “dovunque e in nessun luogo”. Decentramento e urbanizzazione costituiscono gli elementi fondamentali per un “riassestamento organico della struttura sociale e civile americana”. Secondo il piano di Wright, a ciascun cittadino doveva essere concesso un acro (ca. 4000 m²) di terreno in modo che ogni famiglia potesse isolarsi nel verde; gli edifici pubblici, privati o industriali “diverranno un alto pennone o una striscia luminosa nella campagna”; i servizi pubblici devono essere costruiti sottoterra; non più “strade verticali su folle che circolano in basso sopra una scacchiera”, ma grandi strade inserite nel paesaggio secondo l'andamento del terreno, protette e circondate da alberi; i laghi, le montagne devono essere “resi più facilmente accessibili” dalla motorizzazione aerea. Dal nuovo standard di spazio (vasta estensione e bassa densità territoriale) risulta un territorio omogeneo la cui qualifica formale è affidata al singolo elemento architettonico. 

Ma quelli che condizioneranno maggiormente la struttura della città domani saranno

I suoi apparati per la produzione di energia alternativa, i sistemi di captazione del solare e del

fotovoltaico diverranno parte integrante delle superfici strutturali che avvolgeranno gli edifici, nei quali la domotica e la informatica regoleranno la vita degli edifici, la progettazione di ogni parte della città dovrà diventare una progettazione integrale.

Sarà una città costruita in funzione della possibilità di captare l’energia del sole, del vento. e di disporre di una grande quantità di acqua.   Non ci sarà più distinzione tra pareti e coperture. Le parti chiuse e le parti aperte degli involucri saranno mobili e scorreranno adattandosi ed orientandosi in funzione dell’ora e della stagione. La popolazione si distribuirà diffusamente in un territorio infrastruttura e pianificato disseminato di costruzioni ecocompatibili, tutti saranno collegati in rete.

Si potrà lavorare ed essere collegati in tempo reale, anche dai luoghi più periferici, con le centralità

che distribuiranno informazioni e servizi.

Le grandi città, che oggi rischiano di soffocare tra rifiuti traffico e inquinamento, dovranno essere ridimensionate ed organizzate in modo che si realizzino municipalità, funzionalmente autosufficienti della dimensione massima di Trecentomila abitanti, dimensionate sulla capacità di chiudere i cicli di trasformazione dei rifiuti, in energia e in forme produttive che riciclino i materiali.

Molte attività direzionali e terziarie, oggi concentrate in aree a forte densità, devono essere decentrate in funzione della riorganizzazione amministrativa e si dovranno riorganizzare i tessuti urbani periferici, in una costellazione di insediamenti nei quali sarà possibile in centralità organizzate tornare ad una vita di relazione. Si dovranno creare ambienti ove la gente, che avrà più tempo libero si potrà incontrare conoscere solidarizzare.

Forse la maggiore informazione ed il più facile scambio di idee, segnerà finalmente la fine delle: nefaste ideologie che hanno segnato il XX secolo.

Oggi ci sono strumenti che consentono a tutti i cittadini di accedere alle informazioni ma anche di partecipare alla autogestione della città.

 

Arch. Rodolfo Violo

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